In un tranquillo cortile, al tramonto, draghi e serpenti si battono sul goban, tra il gelo e le fiamme. La vita e la morte si susseguono, ma la vittoria spetterà solo al vincitore.
Shao Yong (邵雍) fu un filosofo, cosmologo e poeta, vissuto in Cina tra il 1011 e il 1077 d.C. [*] Fu certamente un grande appassionato di Go - forse oggi potremmo dire "tifoso"! - tanto che tra le sue opere spiccano due componimenti intitolati al nobile gioco del Go: il Grande canto guardando il Go (观棋大吟, guān qí dà yín) che, con i suoi 360 versi in 1800 caratteri, è il più lungo poema della Cina premoderna [*], e il Lungo canto guardando il Go (观棋长吟, guān qí zhǎng yín).
Quella che segue è la mia (modesta) traduzione in italiano corrente dei 20 versi del "lungo canto", che descrive il turbinio di emozioni e le lotte cruente sul goban, in una placida serata di primavera.
Lungo Canto Guardando il Go
In un cortile silenzioso, a primavera, con la luce del tramonto che filtra tra le foglie,
Gli ospiti si rilassano sulla veranda e guardano due persone che giocano a Go.
Ognuno richiama in sé il divino e l'infernale,
Scolpendo montagne e fiumi nel proprio mondo.
Sul tabellone, draghi e serpenti si schierano per la battaglia,
Le oche si disperdono mentre le fortezze in rovina vengono saccheggiate.
Masse di persone muoiono, spinte nelle fosse dai soldati di Qin,
E gli spettatori del dramma restano in soggezione del suo generale Jin.
Sedersi al tavolo è come alzare l'alabarda e assaporare il combattimento,
Sopportare il gelo e sfidare le fiamme nei continui cambiamenti.
Vita e morte si susseguiranno per entrambi i campioni,
Ma vittoria e sconfitta spetteranno a uno solo dei due.
Su questa strada, l'uno spoglia l'altro dei suoi travestimenti,
Nella vita, bisogna erigere la propria facciata.
Terribile è una ferita all'addome o al cuore scoperto,
Dolorosa ma curabile è una ferita al viso.
Efficace è un colpo sferrato al cuore dell'avversario,
I piani riusciti sono quelli che usano ripetute finte e inganni.
Guarda l'attività nelle strade di Chang’an,
Se andassi altrove, non sarebbe lo stesso?
(di Shao Yong. Traduzione amatoriale di Marco Mariotti [*])
Note:
[2] Shao Yong's (1011-77) "Great Chant on Observing "Weiqi": An Archetype of Neo-Confucian Poetry, Zu-yan Chen, Journal of the American Oriental Society, Vol. 126, No. 2 (Apr. - Jun., 2006)
[3] Per il testo originale: zh.wikisource.org/wiki/觀棋長吟
[4] Nel processo di traduzione mi sono avvalso sia della fonte originale che della versione in lingua inglese disponibile nella pagina già citata di Wikipedia.